Il presente studio vuole essere una breve riflessione sul rapporto intercorso tra gli autori dei grandi allestimenti presepiali realizzati a Napoli nel Settecento e il tessuto culturale e musicale dove essi operavano. La prima considerazione da farsi che ci viene in mente è che mentre oggi l'immagine di un personaggio nell'atto di suonare ci porta immediatamente alla realtà musicale odierna, più difficile è collegare l'iconografia presepiale al mondo musicale ad esso coevo; eppure la scena presepiale settecentesca ci appare come un gran teatro dove gli attori (i pastori) e i luoghi, ritratti in un ossessivo realismo, sono lo specchio di una Napoli indiscussa capitale europea della cultura e, in primis, della musica. Il Settecento è, per questa città, secolo d'oro per ogni manifestazione dell'arte, ma sono i capolavori musicali a darle fama imperitura: l'opera seria, o metastasiana, dall'apporto determinante del più grande poeta del Settecento, e l'opera buffa, vivida ed ironica rappresentazione della comicità napoletana, e poi cantate, oratorii, drammi sacri, serenate e varia musica strumentale.
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